Bologna, giovedì 27 speak corner in rettorato. A partire dall’università e dal precariato giovanile prendiamo parola: ci vuole un reddito! 

In un presente che mina sotto tutti i punti di vista le nostre possibilità di autodeterminazione come student3 precar3, sentiamo la necessità di costruire un momento di discussione collettiva su cosa ci serve per poter vivere e come provare a prendercelo.

La nostra pretesa parte da due presupposti: in primis un N0 fermo all’abolizione del reddito di cittadinanza che, per quanto non bastevole, per quanto criticabile, per quanto razzista e classista, ha garantito livelli minimi di sopravvivenza e dignità a migliaia e migliaia di persone e in secondo luogo la costruzione di strumenti che sappiano essere costituenti di una Vita Bella!

Parliamo di redditi al plurale perché, calandoci nel presente in cui viviamo, crediamo che non possa esistere una sola forma di welfare statale.

Vogliamo un reddito di autodeterminazione, vogliamo soldi per permetterci di uscire da contesti violenti, da famiglie che spesso impongono ricatti sulle nostre vite e sulle nostre scelte, o semplicemente per poterci immaginare liber3 di vivere a seconda dei nostri desideri e della nostra fantasia.

Pretendiamo un welfare universitario che sia una reale forma di autodeterminazione e di sostegno, che non ci schiacci in ritmi soffocanti e in CFU da consegnare, ma che ci dia gli strumenti e le possibilità vere di formarci e di vivere in questa città.

Come sappiamo bene le spese da affrontare per studiare a Bologna sono molteplici, dalle tasse universitarie, all’affitto al costo della vita. Inoltre, notiamo che da tempo non è più possibile delineare una differenza netta tra student3 e lavorat3, le persone che possono permettersi di studiare a tempo pieno sono sempre meno, siamo sempre più costrett3 a dover trovare a modo nostro la maniera per sopravvivere in questa città.

Il costo degli affitti e il continuo aumento del costo della vita vanno a minare le nostre possibilità di vivere e studiare a Bologna.

Le forme di aiuto e sussidio presenti invece rimangono non bastevoli e si basano su criteri meritocratici che ci rinchiudono in scadenze insostenibili e CFU da consegnare riducendoci a mere macchine sforna esami. Da molto diciamo che le borse di studio sono di fatto dei prestiti, ci vengono dati dei soldi per sostentarci in questa città che noi però dobbiamo restituire in esami e CFU, se questo non accade non solo perdiamo il diritto a sussidi e alloggi, ma siamo considerat3 debitor3 e dobbiamo restituire i soldi ad Ergo e Unibo.

Proprio in questi mesi, infatti, le centinaia di student3 che non sono riuscit3 a stare ai ritmi soffocanti imposti da Unibo si trovano costrett3 a dover restituire migliaia di euro.

La questione delle tasse è un altro nodo cruciale, cifre molto elevate che vengono calcolate spesso sull’Isee della famiglia, indicatore che non sempre rispecchia le reali condizioni di noi student3 e che ancora una volta non ci permette di autodeterminarci.

E se invece si ha un Isee separato dalla famiglia c’è una soglia minima per venire riconosciuto come nucleo indipendente, altrimenti l’università non permette l’accesso alle agevolazioni e alle borse di studio.

A tutto questo noi ci opponiamo, lo rifiutiamo e in ultimo attacchiamo. Vogliamo un welfare universitario garantito e un reddito universale, d’esistenza, di autodeterminazione per tutte, tuttu e tutti!

Il tema da affrontare è chiaro: ora è necessaria una presa di parola da parte delle soggettività che vivono e attraversano la zona universitaria, da parte dell3 student3, da parte del precariato giovanile. Per questo, vi invitiamo a costruire insieme a noi uno speak corner giovedì 27 aprile in Rettorato (Via Zamboni 33), uno spazio in cui portare testimonianze, organizzarci, produrre pensiero politico.

Tratto da Pressenza