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Spagna: in Catalogna il Terzo Settore propone di passare dal reddito minimo ad un reddito di base per porre fine alla povertà

Il miglioramento delle politiche di reddito minimo e il passaggio a un reddito di base universale sono le chiavi per porre fine alla disuguaglianza e all’esclusione. È quanto è emerso in una giornata incentrata sulle analisi dell’attuale crisi economica, sociale ed energetica. Per realizzare questa e altre misure, il Consiglio del Terzo Settore ha invitato il Governo e i partiti politici ad approvare nuovi bilanci che aumentino la spesa sociale e rafforzino gli strumenti disponibili per invertire l’esclusione sociale. L’evento ha avuto luogo nell’ambito della Giornata internazionale per l’eradicazione della povertà, che viene commemorata ogni 17 ottobre.

“Non tutte le persone possono lavorare, né c’è  lavoro per tutti”, ha detto il direttore del settore del lavoro della Croce Rossa della Catalogna, Antonia Giménez. Per questo, gli enti che hanno partecipato questo lunedì alla tavola rotonda “Diagnosi dell’attuale crisi delle istituzioni sociali”, organizzata dal Tavolo Terzo Settore, hanno convenuto che occorre compiere progressi verso un reddito di base universale che consenta di compensare la disuguaglianza.

Secondo la diagnosi formulata dai vari enti, fino al raggiungimento di tale obiettivo, è necessario rafforzare gli strumenti già in essere per combattere la povertà, come il reddito di cittadinanza garantito (RGC) e il reddito minimo vitale (IMV). Politiche sociali volte a garantire un reddito minimo che abbia ancora un notevole margine di miglioramento, “poiché non stanno raggiungendo tutte le persone che dovrebbero raggiungere”, ha insistito la presidente del Consiglio del Terzo Settore, Francina Alsina.

In Catalogna le persone che ricevono l’RGC sono 173.886, mentre i beneficiari dell’IMV sono un totale di 86.890. Una cifra lontana di quasi due milioni di persone che le organizzazioni del terzo settore stimano si trovino in una situazione di povertà ed esclusione in Catalogna e anche più di 690.000 che stimano vivano in condizioni di estrema povertà. Una situazione che colpisce soprattutto i bambini – il 28,6% dei quali è a rischio povertà, secondo uno studio dell’UNICEF – le famiglie monoparentali – metà delle quali a rischio povertà – e gli immigrati in situazioni amministrative irregolari.

“Ci siamo trovati in una situazione piuttosto brutta. La situazione non è risolta. Ci sono una serie di ostacoli amministrativi che rendono difficile accedere a questa misura”, ha affermato il presidente di Càritas Catalunya, Francesc Roig. In tal senso, gli enti hanno evidenziato la necessità di ridurre l’eccesso di burocrazia nella richiesta di tale assistenza, rendere più flessibili i requisiti e realizzare l’armonizzazione della RGC con l’IMV. Dal Tavolo del Terzo Settore hanno anche sottolineato che i tempi di risoluzione tra la richiesta del beneficio e la deliberazione devono essere migliorati, in quanto non adeguati all’immediatezza con cui le persone ne hanno bisogno. Nel caso dell’RGC, il tempo di risposta è generalmente compreso tra due e tre mesi, mentre con l’IMV questo tempo può arrivare fino a quattro o sei mesi di attesa.

Inoltre, è stato sottolineato che queste prestazioni non contributive devono essere rese compatibili con altre prestazioni specificamente finalizzate all’alloggio, poiché molte volte le somme che percepiscono non consentono al beneficiario di coprire l’affitto e, inoltre, si sono riscontrati diversi casi in cui il solo fatto di essere beneficiario lo esclude dal mercato degli affitti privati; come spiegato dal rappresentante del gruppo di lavoro ECAS sull’edilizia abitativa, Mar Vidal.

Per poter affrontare queste sfide e portare avanti le politiche sociali che aiutano a ridurre la povertà, gli enti del terzo settore chiedono che venga approvato un nuovo bilancio che aumenti la spesa sociale e rafforzi i meccanismi attualmente esistenti per affrontare la disuguaglianza e l’esclusione, come l’RGC. In tal senso, il Tavolo del Terzo Settore avvierà un giro di contatti con il Governo e il gruppo parlamentare.

“Non è il momento di tattiche di parte. È tempo di dare priorità alle persone e alle difficoltà palpabili che migliaia di famiglie catalane stanno attualmente affrontando per soddisfare i loro bisogni più elementari, come l’alloggio, la bolletta dell’energia e il cibo”, ha affermato Alsina. Da parte sua, la presidente della Federazione delle Agenzie di Assistenza all’infanzia e all’adolescenza (FEDAIA), Elisenda Xifre, ha assicurato che sarà possibile invertire la tendenza della povertà e la povertà infantile in Catalogna “è una questione di volontà politica”.

Secondo l’indagine sulle condizioni di vita nel 2021, elaborata da IDESCAT, una persona su quattro (25,9%) si trova attualmente in una situazione di povertà ed esclusione sociale in Catalogna. Un dato che nell’ultimo decennio si è mantenuto sopra il 22%, a dimostrazione di come la povertà sia diventata una situazione cronica e sia fortemente radicata nella vita di molte persone nel Paese, come sottolineano le istituzioni del terzo settore.

Fonte  Social Cat

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