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Spagna: il governo Catalano propone un progetto pilota di un reddito di base incondizionato

La Generalitat Catalana ha dato vita all’Ufficio del Piano Pilota per l’introduzione di un reddito di base incondizionato, una delle misure comprese negli accordi tra le formazioni indipendentiste. L’ufficio sarà diretto dal sociologo Sergi Raventós della rete per il reddito spagnola (Red Renta Basica). Il reddito di base è una erogazione monetaria equivalente alla soglia di povertà che si basa su tre principi: individualità, universalità e incondizionalità. Pertanto, tutti lo ricevono. Essendo una misura di politica sociale di accesso al reddito e un meccanismo per la redistribuzione della ricchezza, potrebbe far fronte a vari problemi come povertà, disoccupazione, precarietà del lavoro, disuguaglianza di genere, disagio psicologico e stress che generano insicurezze e difficoltà economiche.

Nei prossimi due anni, l’ ufficio del Governo  (annesso al Dipartimento della Presidenza) condurrà un progetto pilota che sarà effettuato in due segmenti della popolazione e che servirà ad analizzare la fattibilità della misura e come potrebbe essere applicato in tutta la Catalogna.

La Catalogna, secondo i dati del 2020, aveva il 26,3% della popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale e, concentrandosi sull’infanzia, il 35,9% si raggiunge nel gruppo dei minori di 18 anni. L’iniziativa della Generalitat servirà ad analizzare più da vicino questa misura e terrà in conto anche le altre numerose sperimentazioni che da molti anni vengono effettuati in tutto il mondo: Canada, USA, Africa, India, Finlandia , Paesi Bassi, Barcellona, ​​​​Germania, Brasile o Corea del Sud, tra gli altri luoghi.

Di  Universal Basic Income si parla da molti anni , principalmente in contesti più specializzati e accademici. Negli ultimi anni e soprattutto dall’inizio della pandemia di covid-19 sono aumentati gli articoli, i manifesti dei movimenti sociali e anche il sostegno di governi e personalità e non ultimo settori sempre più ampi della popolazione.

Il reddito di base non è un sussidio, o una protezione sociale condizionata. Non è necessario dimostrare un certo stato di povertà, cercare lavoro o averlo perso. L’incondizionalità è una caratteristica distintiva del reddito di base. Lo rende diverso da tutti i sussidi di disoccupazione, il reddito minimo per la povertà o il reddito minimo vitale. Si percepisce prima di entrare in una situazione di povertà, è preventivo. Non si riceve quando si è già caduti nella povertà o nell’estrema povertà. Un altro vantaggio del reddito di base è che evita la stigmatizzazione dei beneficiari. Non hanno bisogno di identificarsi come poveri, malati, disabili, ecc. È stato studiato che c’è una parte di persone che non accedono ai sussidi condizionati vista proprio la difficoltà di accesso, non avendo tutta la documentazione o perchè semplicemente  non vogliono dare spiegazioni sulla loro condizione economica. Un altro vantaggio è che il reddito di base incondizionato consentirebbe di superare il problema chiamato “trappola della povertà”. Si verifica quando le persone che ricevono un sussidio smettono la ricerca di un lavoro o ne accettano uno qualsiasi per non perdere i sostegni delle politiche sociali. Nel contesto dell’attuale mercato del lavoro, sostituire e rinunciare a un sussidio stabile, periodico e regolare per un salario probabilmente instabile e mal pagato da un’occupazione in molti casi precaria non sembra un’opzione razionale. Con il reddito di base, essendo incondizionato, il fatto di svolgere un lavoro retribuito non implicherebbe il fatto di perderlo. Ti permette di accumulare vari redditi e nel caso in cui superino una certa soglia e regolare i conti con il sistema fiscale. Inoltre è molto più semplice nella gestione amministrativa che lo rende più agile ed efficace.

Fonte La Vanguardia

 

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