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Reddito di base universale: cosa c’è in un nome?

“Reddito di base universale: cosa c’è in un nome” questo il nome di una pubblicazione (in inglese “Universal Basic Income: What’s in a name?) realizzato da Sarah Berger Gonzalez e Juliana Bidadanure per lo Stanford Basic Income Lab. “In continuità con lo sforzo del Laboratorio di indagare le migliori pratiche per la progettazione di un reddito di base, il 6 marzo 2020 lo Stanford Basic Income Lab ha tenuto un workshop di un’intera giornata intitolato “What’s in a Name?” (Cosa c’è in un nome?), che ha esaminato la varietà di nomi e argomentazioni, che accompagnano questi, che sono stati dati al Reddito di Base Universale e alle politiche correlate. I partecipanti al workshop hanno discusso, tra le altre cose, delle argomentazioni ed i criteri che dovrebbero essere presi in considerazione quando si dà un nome a un programma di un reddito di base. Questo libro bianco fornisce una sintesi delle discussioni avvenute durante il workshop e offre diversi risultati utili ad aiutare coloro che hanno intenzione di realizzare progetti, anche pilota, che vadano nella direzione di un reddito di base. La domanda “Cosa c’è in un nome?” genera una risposta tutt’altro che semplice. Un approccio multidisciplinare, tuttavia, rivela una serie di parametri importanti da considerare. Per esempio, la storia ci sfida a guardare ai vari concetti utilizzati intorno al tema del reddito di base universale e alle diverse eredità delle politiche correlate; la filosofia si chiede quali siano i valori morali centrali che motivano la proposta; la psicologia sociale e il lavoro sociale richiamano la necessità di tenere a mente l’impatto del nome sui destinatari e sulla loro dignità, etc. La varietà di valori a cui si richiamano gli sperimentatori per dare un nome ai progetti pilota è un vantaggio per il movimento del reddito di base, poiché attesta la ricchezza degli impegni a cui il reddito di base dovrebbe rispondere (ad esempio raggiungere l’equità, la dignità, il rispetto etc.). Pur riconoscendo questa ricchezza, tuttavia, il presente documento mette in guardia dall’uso di troppi nomi per riferirsi al reddito di base a livello politico, sottolineando che così facendo si creano significative ambiguità sulle caratteristiche chiave della proposta (in particolare le sue caratteristiche universali, individuali e di incondizionatezza). L’utilizzo di un unico nome per riferirsi alla proposta potrebbe essere fondamentale per farla progredire a livello nazionale e internazionale.”

Per scaricare e leggere (in inglese) la pubblicazione clicca qui

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