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L’esperimento del reddito minimo garantito di Barcellona grazie ai fondi europei

Mille famiglie dei quartieri più poveri ricevono un reddito minimo garantito per due anni per misurare cosi l’efficacia dell’intervento.1.000 famiglie di dieci dei quartieri più poveri di Barcellona, sono coinvolte al progetto pilota, di un reddito minimo garantito che la città catalana ha avviato nel 2018. La sperimentazione è stata sostenuta e finanziata grazie ai fondi europei.

Laia Ortiz, che nella giunta comunale ha la delega per i diritti sociali, riassume cosi la sperimentazione: “Il passaggio è da assistenzialismo ad empowerment, dobbiamo poter dire: “Noi ci fidiamo di te e ti diamo risorse e strumenti.” Si tratta di innovare le misure e di individuare “nuovi strumenti di redistribuzione in un momento in cui aumentano le disuguaglianze. Il reddito deve essere uno strumento per superare la condizione di disagio economico e povertà” sostiene Ortiz. A quanto si apprende “molte persone, soprattutto donne, cominciano a interagire con i servizi pubblici del loro quartiere”.

Il progetto si chiama B-Mincome e si concentra sui quartieri in cui la povertà è diventata cronica, che negli ultimi anni non è peggiorata, ma non si è neanche ridotta. Si tratta di quartieri situati sulle rive del fiume Besòs, nel nord-ovest della città. Le 1.000 famiglie, per un totale di 3.760 persone (la metà delle quali sono minorenni), riceveranno in media 568 euro al mese.

Gli operatori dei servizi sociali che accompagnano le famiglie sottolineano che il fatto che oggi esista la possibilità di ricevere un reddito minimo ha cambiato completamente, e al meglio, la relazione tra servizi sociali ed i beneficiari. “Lo stress delle famiglie per raggiungere la fine del mese scompare e cosi si possono affrontare altri aspetti, come la formazione professionale, la salute, l’istruzione o l’organizzazione familiare. E consente anche ai destinatari di pensare al futuro con più calma “, dice uno degli operatori. “Il reddito minimo sarà dotare le famiglie di sicurezza, libertà e una maggiore responsabilità, leve per superare la povertà ” cosi segnalava il documento ufficiale che proponeva la sperimentazione. Il fatto di garantire un reddito minimo serve dunque a “migliorare la capacità di prendere decisioni”.

Il test sarà valutato da quattro istituti di ricerca di diversi paesi che misureranno la sua efficacia. Tecnicamente il sostegno consiste nel combinare un sussidio monetario con politiche complementari (formazione e occupazione, promozione dell’economia sociale e cooperativa e la questione degli alloggi). Pertanto, ci sono destinatari il cui aiuto sarà condizionato a seguire i piani di occupazione, e altri beneficiari che invece non dovranno seguirlo. Ad alcuni viene chiesto di poter essere coinvolti nelle attività comunitarie, di vicinato e di partecipare cosi al tessuto associativo del quartiere. Alcuni ricevono l’aiuto e se ottengono un lavoro e aumentano il loro reddito l’ammontare del beneficio sarà ridotto. Si tratta di testare formule diverse, dall’inserimento al lavoro, al reddito incondizionato, dalla partecipazione ad attività sociali ad altre opzioni.

In media le famiglie ricevono 568 euro al mese, ma gli importi variano tra 100 e 1.600 euro, a seconda della composizione di ogni nucleo familiare o di quello che pagano per l’alloggio. Il calcolo di partenza è che, senza il costo dell’abitazione, un adulto ha bisogno di 402 euro al mese per coprire i propri bisogni e per ogni membro in più presente nel nucleo familiare, altri 148 euro.

Il B-Mincome è servito anche come piattaforma tecnologica per lanciare la moneta locale. Una digital currency, la REC, per incoraggiare il commercio locale. Il progetto prevede che i destinatari del reddito dei cittadini spendano il 25% del reddito minimo che ricevono in REC (equivalente a un euro e lavora con una domanda) nei negozi del loro quartiere.

Fonte El Pais

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