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Italia: il panda d’Europa.

di Sandro Gobetti

Mentre in Europa si pruomovuono progetti per lo studio e lo scambio delle best practice degli schemi di reddito minimo, l’Italia, come un animale in via d’estinzione, rimane l’unico paese che continua a non avere questa misura e a non seguire le indicazioni delle istituzioni sovranazionali.

La Commissione Europea ha promosso un bando per il 2012 destinato a tutti i 27 Stati membri per lo scambio delle best practice tra i paesi del continente in merito agli schemi di reddito minimo garantito. Ormai è cosa nota a quasi tutti (tranne che al Governo italiano e forse manco nelle Università in cui i governanti hanno studiato o insegnano) che in moltissimi Stati europei vi sono schemi di sostegno al reddito (oltre i sussidi di disoccupazione) destinati a contrastare il rischio povertà e a garantire la dignità della persona. Misure che oltretutto tra risoluzioni, relazioni, indicazioni delle istituzioni sovranazionali vengono definiti fondamentali e anzi chiedono a gran voce che i paesi che non li hanno si dovranno adeguare al più presto per introdurli.

Questo progetto molto oneroso per la Comunità europea, ha come finalità quello di condividere le migliori pratiche, scambiare informazioni sui diversi modelli di reddito minimo in vigore, promuovere dibattiti, seminari e convegni per individuare ulteriori misure di sostegno e definire dei criteri comuni a partire dalle esperienze decennali di numerosi paesi europei.

Una delle finalità è quella di far incontrare i paesi più virtuosi con quelli meno virtuosi e coinvolgere (un obbligo per partecipare al progetto) i paesi che non ce l’hanno affinchè incentivino il dibattito e si adeguino agli schemi (migliori) già presenti in tutta Europa.

Come dei panda in via d’estinzione da mezza Europa arrivano a molte associazioni italiane richieste di partecipare. Perché? Perché avere nel progetto un paese, uno dei due l’altro è la Grecia, tra i partner che non ha mai visto manco da lontano schemi di reddito minimo aumenta il punteggio per vincerlo.

Ci verrebbe voglia di ringraziare la Fornero, il Presidente Monti, ma anche tutti quei partiti che hanno governato in Italia, perché non avendo mai introdotto, come richiesto da tutti gli organismi europei, una misura di reddito minimo nel nostro paese,  gli italiani sono corteggiati come gli “sfigati d’Europa”, e dunque invitati a partecipare al progetto!

Eppure pare che tra tutte le indicazioni che arrivano all’Italia dall’Europa, questa dell’introduzione di un reddito minimo, sia l’unica che si fa finta di non conoscere. Forse che il Ministro Fornero è convinto che in tutta Europa quelli che hanno un reddito minimo sono dei mangiatori di pasta al pomodoro? Oppure degli sfigati, come dice il sottosegretario Martone, che a 28 anni non si sono laureati? Eppure, mangiare fa bene ogni tanto, sempre meglio che morire di fame o elemosinare un pasto alla mensa dei poveri e nel resto d’Europa a 28 anni si è usciti dalla famiglia da almeno 10 anni (non verremo mica a scoprire che il sottosegretario Martone fino a 28 anni è rimasto a casa con i suoi genitori o peggio gli hanno pagato tutti gli studi???).

Dunque, mentre l’Europa si impegna a promuovere progetti di scambio tra i diversi Stati membri per implementare gli schemi di reddito minimo con la promozione del dibattito e il confronto tra i sistemi migliori, l’Italia fa la parte del paese in via di estinzione, quelli che non ce l’hanno. Andremo di nuovo a sentire come è piacevole in Belgio avere un reddito minimo che permette di uscire di casa a 18 anni, avere un sostegno all’affitto, o in Danimarca prendere un sussidio di disoccupazione pari al 90% di stipendio per tre anni finito il quale si ha accesso al reddito minimo, andremo a sentire come si vive in Irlanda con 800 euro al mese di reddito minimo, o come si vive con i 1200 euro di reddito minimo in Lussemburgo, quanto è semplice accedere ad un asilo in Olanda, come si viaggia avendo una tessera gratuita in quanto disoccupati etcetc. E noi racconteremo che ora, anzi nel 2017, con l’ASPI forse qualcuno avrà un minimo di sussidio, ma che verrà decurtato del 15% ogni sei mesi perché siamo stati cattivi e dunque verremmo preventivamente messi dietro la lavagna! Pensate voi ad un over 50 o ad una donna sola con dei figli che non riesce a ricollocarsi, , che si vedono tagliare il sussidio dopo sei mesi o ad un precario che lavora solo 3 mesi e non le fatidiche 52 settimane che manco ce l’avra! Che avranno mai fatto di male tutti costoro per subire questa punizione? Sarà forse che dalla monotonia del posto fisso dobbiamo evitare anche la monotonia del mangiare tutti i giorni ed essere considerati esseri umani?

Eppure l’Europa è chiara, un reddito minimo è una delle poche forme che garantiscono la protezione dal rischio povertà e che, soprattutto in tempi di crisi, riescono a garantire un minimo di dignità della persona.

Non vorremmo pensare che pure in questo caso ci vuole una telefonata della Merkerl.

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