Durante un incontro organizzato da Contentativa (un’organizzazione non profit greca) e il Dipartimento di Politiche Sociali dell’Università Panteion hanno presentato i risultati del primo sondaggio sul Reddito di Base rivolto ai sindaci greci. Le domande centrali della ricerca riguardano la conoscenza e la propensione dei sindaci rispetto al Reddito di Base, la loro disponibilità a sostenere un programma sperimentale nei loro Comuni e i loro punti di vista sulle attuali politiche di sostegno al reddito. Il sondaggio è stato condotto tramite uno strumento di ricerca online (un questionario) rivolto a tutti i sindaci del Paese (332) tra luglio e settembre 2022 ed ha ricevuto le risposte di un quarto di loro (78).
Le principali conclusioni del sondaggio
- Secondo i sindaci che hanno risposto, il problema maggiore affrontato dai loro cittadini è l’impossibilità di soddisfare i bisogni quotidiani.
- Considerano scarsi o insufficienti i sussidi forniti, così come il loro ammontare, poiché ritengono che un contributo finanziario di base in Grecia dovrebbe superare i 500 euro.
- La stragrande maggioranza si è dichiarata disponibile a sostenere un test di prova nel loro Comune, a patto che le problematiche di finanziamento e di inquadramento istituzionale siano risolte.
- Le sindache donne hanno una predisposizione più positiva verso il reddito base, e una proporzione maggiore di donne rispetto ai sindaci uomini considera la soddisfazione dei bisogni dei loro cittadini come una sfida chiave.
- Pare che abbiano bisogno di maggiori chiarimenti riguardo le caratteristiche del Reddito di Base, per non confonderlo con il reddito minimo garantito, soprattutto in termini di universalità.
Sulla questione dei finanziamenti che preoccupa i sindaci, il professor Kostas Dimulas ha dichiarato:
«In Grecia non si è ancora aperto un dibattito per chiarire quali siano le risorse necessarie a finanziare il Reddito di Base, perciò l’impressione è che non esistano fondi. Se il Reddito di Base verrà applicato, non si spenderà più in politiche sociali e ciò significa risparmio. Dato che il Reddito di Base sarà distribuito incondizionatamente, si risparmieranno anche tempo e risorse dell’infinita burocrazia, attualmente necessaria a livello di governi locali e centrale. Infine, essendo universale, anche senza aggiustare le percentuali per i diversi livelli di tassazione, i costi delle tasse aumenteranno e così una parte dell’ammontare ritornerà di fatto al Ministero del Tesoro».
In Inghilterra, dove sono state fatte alcune simulazioni grazie alla disponibilità di dati migliori, è stato dimostrato che il peso complessivo sul PIL sarebbe del 2% circa. «In sostanza», ha continuato Dimulas, «questa non è una cifra proibitiva per la nostra nazione, se consideriamo che oggi in Grecia (secondo dichiarazioni governative) sono stati spesi 10 miliardi per la gestione dell’emergenza energetica, circa il 5% del PIL. Perciò è più una questione di valori e di pensiero, che di economia».
Secondo Kostas Dimulas, più che l’origine delle risorse necessarie, la grande sfida è il bisogno di riforme istituzionali affinché i sindaci possano avviare un prova pilota nel loro Comune.
L’incontro ha anche visto la presenza di Sergi Raventós, direttore dell’Ufficio catalano del Progetto pilota per il Reddito di Base. Raventós ha spiegato che, al contrario degli altri test in giro per il mondo che hanno erogato Redditi di Base a individui specifici, in Catalogna hanno deciso di studiare più ampiamente l’universalità, ma anche le relazioni che si stabilirebbero nelle comunità locali e i cambiamenti nelle relazioni interpersonali all’interno delle famiglie. Usando questi criteri, selezioneranno: a) un campione casuale di 700 o 800 gruppi famigliari nella regione autonoma catalana (ovvero circa 2.500 persone) e il Reddito di Base sarà erogato a ciascun componente della famiglia; b) due Comuni, ciascuno di circa 1.200-1.300 abitanti, ubicati a una distanza relativa tra loro. Nel secondo caso, tutti gli abitanti legalmente residenti in questi Comuni riceveranno il reddito, cioè in totale 2.500 persone, escludendo il 10% dei più ricchi per ragioni metodologiche.
L’ammontare del reddito sarà uguale alla soglia di povertà stabilita in Catalogna, ovvero 800 euro per gli adulti e 300 euro per ciascun minore. Il reddito sarà erogato mensilmente, senza prerequisiti e per due anni consecutivi. L’Ufficio di Raventós, in accordo con l’Autorità Catalana per la Valutazione dei Servizi Pubblici, ha programmato una valutazione del test per tutta la durata del programma e alla fine, con la prospettiva di trarre conclusioni utili sia per la gente catalana, sia per le realtà greche ed europee (come dimostrato dall’interessante dibattito avvenuto in seguito).
Al dibattito hanno presenziato istituzioni, rappresentanti dei media, e studenti, autorità locali, organizzazioni e reti della società civile, lavoratori dei settori pubblico e privato, persone senza impiego, agricoltori e pensionati. Il documento finale derivato dal sondaggio sarà pubblicato dagli organizzatori verso la fine del 2022, con l’inclusione di casi studio previsti per il 2023. Come ha informato Contentativa, il sondaggio e la manifestazione sono stati possibili col sostegno dell’Ufficio di Salonicco della Fondazione Heinrich Böll.
Il gruppo di ricerca è formato da Kostas Dimulas, Professore Associato del Dipartimento di Politiche Sociali dell’Università Panteion; Efi Pavlogergatou, Dottoressa in Storia Moderna presso l’Università Panteion e fondatrice di Contentativa; Iordanis Paraskevas, dottorando del Dipartimento di Politiche Sociali presso l’Università Panteion.