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Bin Italia su relazione Brandolini e povertà Istat

L’indagine della Banca d’Italia evidenzia con grande nettezza l’immobilità delle retribuzioni negli ultimi anni (cresciute mediamente solo dello 0,6% all’anno), il livello preoccupante di povertà e di disuguaglianza esistente in Italia, la situazione critica dei lavoratori precari e con impieghi aticipi. Questi ultimi, avverte la Banca d’Italia, sono i più esposti al rischio di povertà e di esclusione sociale, complice il fatto, da un lato, “che i trasferimenti sociali per famiglia, disoccupazione, abitazione ed esclusione sociale sono in Italia appena l’1,7 per cento del prodotto interno lordo, la quota più bassa dell’UE eccettuata la Lituania, pari a poco più di un terzo della media comunitaria. Dall’altro l’intero sistema di imposte e trasferimenti è poco efficace nel ridurre le disuguaglianze […] generate dalle forze di mercato”. Il quadro delineato dalla Banca d’Italia si fa ancora più allarmante considerando che le cifre fornite analizzano i dati fino all’anno 2006, e omettono quindi di considerare gli effetti negativi sulla distribuzione del reddito indotti dalla recente crisi finanziaria.

Mai la situazione assurda nel nostro paese era stata fotografata con pari chiarezza da un’istituzione neutrale e di garanzia come la Banca d’Italia. Qui da noi si spende per la protezione sociale appena un terzo di quanto spendono in media i nostri partner in Europa, solo la Lituania fa peggio di noi; le poche risorse disponibili non raggiungono inoltre i lavoratori precari, quelli che maggiormente avrebbero invece bisogno di un sistema di garanzie adeguato. Da un rapporto dell’Istat, elaborato  attraverso una metodologia nuova e più complessa di quelle precedentemente adottate, pubblicato il 22.4.2009, emerge inoltre che 2 milioni e mezzo di italiani vivevano nel 2007 in situazioni di “povertà assoluta”, cifra che non tiene conto del peggiorare della situazione economica negli ultimi due anni.

La necessità urgente di introdurre una misura di “reddito di base” ne esce pienamente confermata, come sostenuto da tempo dalla nostra associazione e come indicato di recente anche dalla Commissione interistituzionale presieduta da Pierre Carniti “Il lavoro che cambia”.

Tale misura si rende ancor più necessaria se si considera che, nella stessa audizione, la Banca d’Italia afferma che, relativamente alla condizione di precarietà, “i dati evidenziano l’inadeguatezza del sistema di protezione sociale italiano. L’elevata probabilità di avere un reddito insufficiente tra le famiglie di soli lavoratori atipici, soprattutto se a termine, riflette tanto la mancanza di sussidi, o crediti fiscali, per le retribuzioni più basse quanto la limitatezza dell’indennità di disoccupazione”

Il Bin-Italia auspica che entri finalmente a far parte dell’agenda del Governo e della politica in genere non solo l’allargamento del sistema degli ammortizzatori sociali ma anche e soprattutto la proposta di un reddito di base universalizzato, a partire dagli individui più vulnerabili e maggiormente esposti al rischio di esclusione sociale.

Link:

Basic Income Network – Italia: www.bin-italia.org

Commissione-Carniti “Il Lavoro che cambia”: www.portalecnel.it/Portale/IndLavrapportiFinali.nsf/vwCapitoli?OpenView&Count=40

 

L’associazione italiana per il reddito garantito “Basic Income Network – Italia” rende noto che lo scorso lunedì 21 aprile 2009, presso la Commissione Lavoro del Sanato è stato presentato uno studio di un dirigente del servizio studi della Banca d’Italia, Andrea Brandolini, dedicato all’andamento dei redditi da lavoro e della distribuzione della ricchezza negli ultimi quindici anni.

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