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Alcune domande sul reddito garantito a: Armando Rinaldi

di Armando RInaldi

Il Bin Italia ha promosso una serie di interviste sul tema del reddito garantito tra alcuni autori, esponenti politici, liberi pensatori, sociologi, giuristi etc. al fine di continuare ad allargare ed approfondire il dibattito sul reddito garantito.

Qui intervistiamo: Armando Rinaldi, Vice Presidente ATDAL OVER40 (Ass.ne Naz.le Tutela Diritti Lavoratori Over40) www.atdal.eu

Alcune domande sul reddito garantito a: Armando Rinaldi

Associazione: ATDAL OVER40 (Ass.ne Naz.le Tutela Diritti Lavoratori Over40)

1) Il Novecento   stato il secolo del riconoscimento, nelle Carte costituzionali e nella legislazione ordinaria, dei diritti sociali e del lavoro. Cosa pensa sia necessario oggi per una tutela pi  efficace dei diritti sociali?

R.: Una reale riforma del sistema del welfare capace di non discriminare nessun individuo che si trovi in reali condizioni di disagio economico e sociale.

2) Quali misure le sembrano pi  indicate per fronteggiare i processi di precarizzazione del lavoro? Che ruolo pu  svolgere in tale ambito uno strumento come il reddito garantito? E cosa differenzia secondo lei  il reddito garantito  da un ammortizzatore sociale?

R.: a) istituzione di una indennità  di disoccupazione generalizzata per tutti coloro che si trovano privi di lavoro calcolata in percentuale su l’ultimo salario percepito e comunque tale da garantire un reddito dignitoso e per un periodo di tempo idoneo a sostenere la ricerca senza angoscia di un nuovo lavoro; b) potenziamento dei centri per l impiego pubblici con l’inserimento di risorse professionali di alto livello in grado di individuare le domande di mercato e di proporre ai disoccupati opportunità  di lavoro in linea con la loro esperienza ed i livelli di reddito antecedenti la perdita del lavoro (come avviene in molti paesi europei); c) l’ indennità  di disoccupazione deve entrare in vigore anche per coloro che svolgono lavori precari nei periodi di inattività  e deve prevedere la corresponsione dei contributi previdenziali figurativi; d) accanto all indennità  di disoccupazione occorre prevedere un sostegno economico per la copertura dei versamenti previdenziali volontari per disoccupati over50 che abbiano maturato almeno 30 anni di versamenti contributivi o, in alternativa, prevedere percorsi di accesso anticipato alla pensione per disoccupati over50 di lunga durata, considerati non pi  ricollocabili, eventualmente prevedendo una trattenuta sulla pensione pari ai contributi che dovrebbero ancora versare fino al raggiungimento dei requisiti anagrafici o contributivi di legge; e) il reddito garantito potrebbe in parte sopperire ad alcune di queste ipotesi; f) dal mio punto di vista il reddito garantito si configura come un reddito di cittadinanza da riconoscersi quindi ai cittadini che vivono condizioni di particolare disagio. Non credo possa essere sostitutivo di altre misure quali ad esempio l’indennità di disoccupazione che per sua natura dovrebbe rapportarsi ad una percentuale significativa del reddito da lavoro del soggetto che ha perso la sua occupazione.

3) In molti Paesi europei, tramite le cosiddette politiche di workfare, l’erogazione di misure di sostegno al reddito sono vincolate al lavoro e quindi colui o colei che lo riceve deve accettare qualsiasi lavoro altrimenti perde il beneficio del reddito. Crede che il reddito garantito debba essere vincolato al lavoro? Se si perchè ? Se no perchè ?

R.: Non mi risulta che quanto dite sia applicato negli altri paesi europei. Ovviamente le normative variano da paese a paese ma nella maggior parte delle nazioni dell UE a 15 al disoccupato deve essere offerto un lavoro più o meno in linea con le sue competenze professionali e le sue aspettative economiche. E  altresì  vero che in molti casi il lavoratore rischia di perdere l’indennità  solo dopo avere rinunciato a diverse offerte di lavoro.  Una reale riforma del sistema del welfare capace di non discriminare nessun individuo che si trovi in reali condizioni di disagio economico e sociale. Non credo che il reddito garantito debba essere vincolato al lavoro mentre ritengo che lo debba essere l’indennità  di disoccupazione. Il reddito garantito a mio avviso si dovrebbe caratterizzare per offrire un sostegno dignitoso agli incapienti senza distinzione alcuna. Per coloro che vorrebbero/potrebbero lavorare credo sia più opportuno puntare sul mix  indennità  di disoccupazione e sostegno alla ricollocazione (non vi è nulla di nuovo da inventare, cosa che piace molto agli italiani, basta COPIARE da altri paesi).

4) Quali ruoli potrebbero avere i vari livelli istituzionali, da quello comunitario a quello nazionale, fino a quello dei governi e delle autonomie locali, per costruire una proposta di reddito garantito? 

R.: Certamente un ruolo di particolare importanza potrebbe/dovrebbe svolgerlo la Comunità Europea se e quando dovesse finalmente riuscire ad assumere un ruolo politico sovranazionale. Nell’attesa appare evidente che necessitano interventi dei Governi Locali (se pensiamo all’Italia dove dal 1995 si sono varate 5 o 6 riforme previdenziali del tutto incuranti dei problemi di coloro che si trovavano disoccupati a pochi anni dalla pensione e dove da 15 anni si blatera della necessità di una riforma degli ammortizzatori sociali). Anche a livello locale (Regioni e Province) è auspicabile un intervento su questo terreno anche in considerazione del fatto che, soprattutto in Italia, Regioni e Province hanno acquisito notevoli poteri di intervento in materia di lavoro e lotta alla disoccupazione. A titolo esemplificativo cito quanto fatto dalla Regione Lazio (Presidenza Marrazzo) varando un provvedimento a sostegno del reddito dei disoccupati al disotto dei 45 anni. E  un provvedimento limitato e condizionato dalle disponibilità  economiche ma per certi versi introduce una indicazione che può essere, qualora lo si voglia, fornire una indicazione strategica per il Governo centrale.

5)   Secondo lei perchè  la tematica del reddito garantito fa cosi fatica a entrare nell’agenda politica italiana? Quali solo le resistenze maggiori?

R.: Esistono sicuramente motivi di ordine economico ma esiste anche un notevole disinteresse politico considerando che le posizioni che vanno per la maggiore (sia nel centro destra che nel centro sinistra) si rifanno pervicacemente ad idee neoliberiste nonostante le stesse siano alla base del disastro economico e sociale che ci troviamo ad affrontare. Su l’altro fronte stiamo vivendo una fase storica nella quale gli italiani sembrano disposti ad accettare qualsiasi angheria.  Più  facile per i politici continuare ad affrontare le situazioni emergenziali con strumenti chiaramente inadeguati. Si pensi agli strumenti della cassa integrazione, della mobilità o dei prepensionamenti (sconosciuti nel resto d’Europa) che sottraggono enormi risorse proprio al sistema degli ammortizzatori sociali favorendo le esigenze (vere o false che siano) delle imprese. Imprese che spesso, incassato il malloppo pubblico, decidono di delocalizzare all’estero. Come in  altri paesi d Europa si dovrebbero costringere le imprese ad accantonare fondi in previsione di necessità di riorganizzazione aziendale (con un contributo anche da parte dei lavoratori), fondi che potrebbero essere in parte recuperati dalla imprese con una riduzione dei contributi previdenziali (l’eliminazione dei costi per la mobilità o i prepensionamenti alleggerirebbe i costi a carico dell’INPS). Interventi pubblici a sostegno delle imprese dovrebbero avvenire solo in casi estremi, a fronte di impegni vincolanti a non delocalizzare ed una fideiussione che in caso di mancato rispetto degli obblighi assunti dall’impresa comporti la restituzione di due o tre volte il contributo pubblico ricevuto.

6) Quali pensa siano le criticità  per istituire una misura di reddito garantito e come si possono superare? E quali pensa siano le criticità  nel caso ci fosse un reddito garantito e come si possono superare?

R.: Le difficoltà sono di ordine economico (individuazione delle risorse) e di ordine politico. Le prime portano inevitabilmente al tema dell evasione fiscale la cui gravità è riconosciuta unanimemente senza però che a questa consapevolezza vengano fatti seguire provvedimenti concreti. Dal punto di vista politico è ben difficile immaginare che si possa realisticamente affrontare questo punto se il pensiero dominante bolla come assistenzialismo qualsiasi idea di intervento a sostegno del disagio sociale. Inutile dire che il pensiero dominante sta ripercorrendo strade  americane  seconde le quali è l’individuo che deve essere capace di cavarsela da solo e se non ce la fa sono fatti suoi. Le criticità  che potrebbero emergere in presenza di un sistema di reddito garantito sono quelle intrinseche all’italica furberia, da sempre incentivata, tollerata, dalle parole e dai comportamenti di chi governa il paese e le realtà  locali.

Inutile dire che qualsiasi misura a favore dei più deboli dovrebbe essere accompagnata da strumenti di controllo e pesanti sanzioni per chi sgarra. Attenzione però: spesso la giusta esigenza di studiare le misure di controllo diviene la giustificazione per non varare alcune misura concreta oppure per creare percorsi burocratici assurdi all’interno dei quali i furbi sanno perfettamente muoversi mentre coloro che ne avrebbero diritto rischiano di rimanere esclusi.

Armando Rinaldi

Vice Presidente ATDAL OVER40

www.atdal.eu

 

 

 

 

 

 

 

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