La legge è frutto di un percorso durato 4 anni. In Consiglio regionale si era istituito già nel 2006 un tavolo di lavoro richiesto e partecipato dai movimenti sociali, al diritto all’abitare, ai sindacati di base. Mentre in Giunta si era istituito un tavolo di lavoro aperto alle rappresentaze facenti parte dei tavoli di concertazione.
La legge ha preso subito esempio da quelli che sono i diversi modelli europei di sostegno al reddito cercando cosi di costruire un mix tra un intervento di cosidette politiche passive e politiche attive, cercando però di non condizionare, oltre una certa misura, i beneficiari. A tal proposito, come novità, nella legge viene inserita la misura della congruità, cioè si deve accettare un lavoro causa la perdita del beneficio, ma si può rifiutare se non congruo con la qualifica precedente, con le competenze precedentemente acquisite e con il salario ricevuto. Una forma dunque nuova di politica attiva che tiene conto della possibilità di rifiutare lavori squalificanti senza la perdita del reddito minimo.
La legge è destinata alla persona e non alla famiglia, quindi istituisce un diritto personale, individuale, ed anche questa è una delle novità interessanti di questa prima legge sul reddito minimo garantito che stà avendo eco a carattere nazionale anche per il fatto che viene approvata proprio durante il dibattito sull’assegno ai disoccupati.
L’intervento previsto per il 2009, che ricordiamo sarà sperimentale, dovrebbe coinvolgere circa 6000 persone residenti nella regione Lazio, iscritte al centro per l’impiego e che siano al di sotto di 8000 euro annui.
Una nuova misura di sostegno al reddito che può definirsi una vera e propria esperienza utile e necessaria per un’intervento di carattere nazionale.
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