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Italia a rischio povertà serve il reddito minimo

di Elisa Pasetto

La proposta presentata al dipartimento di Scienze politiche dell’ Ateneo Giuseppe Bronzini, giudice di Corte di Cassazione: «Un assegno di 600 euro a chi si trova in condizioni di disagio»-

Articolo pubblicato su L’Adige domenica 10 marzo 2013 in occasione di una seminario tenutosi a Verona il 9 marzo 2013 ed in cui ha relazionato Giuseppe Bronzini coordinatore del comitato scientifico del BIN Italia.

 

Un «assegno» mensile minimo attribuito a persone che si trovano in condizione di disagio economico o sociale per garantire loro un´esistenza libera e dignitosa. Risorse, insomma, dedicate a chi è in cerca del primo impiego o a chi il lavoro l´ha perso. E´ il reddito minimo garantito: da noi cavallo di battaglia di numerose forze politiche in campagna elettorale, in tutto il resto dell´Europa (Grecia a parte), già una realtà. Ecco perché Giuseppe Bronzini, coordinatore del comitato scientifico Basic incom network Italia che promuove interventi per sostenerne l´introduzione, ha riposto all´invito del direttore del dipartimento di Scienze giuridiche dell´ateneo scaligero, Donata Gottardi, arrivando con una proposta concreta. Quella formulata attraverso Bin Italia di un assegno di 600 euro per chi ha un reddito inferiore a 8mila euro annui, accompagnato da aiuti nella tariffazione per spese abitative, spese impreviste, trasporto scolastico, bollette.

«Insieme ad altre 170 associazioni abbiamo raccolto 50mila firme a sostegno di questa legge di iniziativa popolare che riteniamo realistica e pragmatica, sulla falsariga dell´articolo 34 della Carta dei diritti fondamentali dell´Unione europea e della risoluzione del Parlamento europeo del 2010 che impegna tutti gli stati membri a introdurre simili misure di “contrasto alla povertà e promozione di una società inclusiva”. Mentre oggi l´Italia è il Paese più a rischio povertà ed esclusione sociale. Ecco perché invieremo una lettera a tutti i neodeputati perché arrivi all´ordine del giorno del nuovo Parlamento», spiega Bronzini, giudice della Corte di Cassazione. «L´ispirazione è una legge del 2009 della regione Lazio, che in un anno aveva raccolto oltre 130mila domande, oggi definanziata dal governatore Polverini e che vorremmo fosse trasferita sul piano nazionale».
Una prestazione, quindi, a favore della cittadinanza, ma che, ha sottolineato il massimo esperto nazionale sul tema, si differenzia dal cosiddetto reddito di base o di cittadinanza, che prevede l´attribuzione di risorse a tutti i cittadini. «Il reddito minimo garantito è una prospettiva meno utopistica: infatti in Europa è applicato ovunque», prosegue Bronzini, «anche nei Paesi più in crisi come Spagna, Irlanda, Portogallo, mentre addirittura le economie emergenti, come Brasile e India, se ne stanno dotando».
Ma se, secondo un calcolo di Bin Italia, per avviare la fase sperimentale servono 6 miliardi di euro, dove si potrebbero reperire i fondi? «Solo con l´abolizione delle Province si potrebbero risparmiare 2 miliardi. Una questione di razionalizzazione, visto che ogni ente locale eroga diverse prestazioni a favore dei soggetti in difficoltà, ma il 50 per cento degli investimenti se ne va in spese di amministrazione e di “raccordo” tra enti. La legge prevede anche una delega al governo per una riforma degli ammortizzatori sociali e il riordino delle politiche assistenziali».
«Viviamo una crisi gravissima in cui lo stato nazionale è ormai incapace di rispondere ai bisogni dei cittadini», conferma Giorgio Anselmi, segretario del Movimento federalista europeo, che può essere risolta solo con «un piano di rilancio e di investimento a livello europeo, a partire dalla questione dell´occupazione».

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