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Il FMI si interessa al reddito di base

Il reddito base universale (UBI) sta diventando sempre più argomento di dibattito in tutto il mondo. Conta tra i suoi sostenitori un numero sempre crescente di economisti, imprenditori e finanziatori. I governi di tutto il mondo stanno valutando il suo utilizzo e alcuni stanno avviando progetti pilota. Molte aziende stanno collaborando con le organizzazioni senza fini di lucro per condurre una serie di ricerche sui costi e sui vantaggi del reddito di base.

Ora anche il Fondo Monetario Internazionale ha avviato un dibattito intenso sulla proposta del reddito di base. Nell’ultimo Fiscal Monitor, si dice che il reddito di base potrebbe ridurre le diseguaglianze e proteggere le persone colpite dal cambiamento tecnologico e dalla globalizzazione. La disuguaglianza dei redditi tra i paesi è diminuita significativamente, soprattutto nell’ultimo decennio, ma questo è stato compensato dall’incremento della disuguaglianza all’interno dei paesi. Il FMI sostiene che il 53% dei paesi vede l’emergere di una maggiore disparità di reddito: questo include i paesi più avanzati, dove la crescente disuguaglianza.
Su entrambi i lati dell’Atlantico, ci sono profonde crisi politiche e la crescita costante di movimenti populisti. L’instabilità politica minaccia la crescita globale e la prosperità, già danneggiata da una crisi finanziaria da cui il mondo sembra non uscire. Non c’è da meravigliarsi se il FMI è preoccupato per la crescente diseguaglianza.

Il capitolo 1 del Fiscal Monitor del FMI discute i modi per ridurre le diseguaglianze dei redditi nei paesi. Considera le tasse e i trasferimenti insieme come quadro per la ridistribuzione. Il FMI descrive il reddito di base come un’idea per affrontare le attuali debolezze dei sistemi di tassazione e di trasferimento.

Tratto da un articolo di Forbes del 15 ottobre 2017. Per leggere tutto l’articolo e la notizia clicca qui

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