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Festival Derive Approdi: il 4 maggio con il reddito di base

Dal 4 al 6 maggio 2018, presso lo Spazio 20 Pietre in Via Marzabotto 2 a Bologna, si terrà il Festival di Derive Approdi. Il primo incontro del festival avrà come titolo “Lavoro non lavoro e reddito di base” che presenta e coordina Roberto Ciccarelli ed intervengono: Federico Chicchi, Angela Balzano, Marta Fana, Luca Santini, Franco Berardi Bifo.

Per maggiori informazioni sul Festival ed il programma completo clicca qui

Di seguito la presentazione dell’incontro (tratto da Derive Approdi)

La crescita in corso produce nuovi precari. Rispetto ai proclami che hanno accompagnato il Job Act e l’introduzione del «contratto a tutele crescenti» – che avrebbe dovuto aumentare gli occupati a tempo indeterminato – la realtà è un’altra: continua a crescere il numero di dipendenti con contratti di durata fino a 6 mesi. Il boom degli occupati precari è dovuto a un’altra «riforma» del governo Renzi: l’eliminazione della «causale» dal contratto a termine che ha reso possibile rinnovarlo fino a cinque volte in 36 mesi. Tale modifica ha inciso sulle caratteristiche del lavoro, approfondendo una tendenza in corso da un trentennio che ha messo in crisi l’idea che il lavoro sia un dato naturale, certo e immutabile nel quale il cittadino realizza se stesso. Siamo calati in un processo storico e produttivo che sta modificando il significato di “lavoro” e di “non lavoro”. Ciò che prima era considerato “non lavoro”, oggi è un lavoro. Ciò che prima era considerato “produttivo”, oggi è “improduttivo”, e viceversa. Sono nate nuove attività, altre sono scomparse, altre sono cambiate. Così come sono cambiate le nozioni di occupazione e disoccupazione, oltre che di produzione e di capitale. Al netto della povertà assoluta e della disoccupazione, oggi vige la regola dell’iper-lavoro precario e del sottoimpiego declassato e sotto-pagato, sempre più spesso gratuito e volontario. Dalle elezioni politiche del 4 marzo scorso questa realtà è emersa con particolare evidenza. Uno dei dati più clamorosi è l’affermazione del movimento 5 Stelle, primo partito al 32 per cento. La sua proposta di “reddito di cittadinanza” ha fatto molto discutere, e non solo perché è stata votata con percentuali mai viste al sud. Al contrario di un convincimento approssimativo diffuso sui media mainstream, tale proposta non è affatto “assistenzialistico” perché, all’opposto, mira a mettere al lavoro i precari e i disoccupati vincolando un sussidio cospicuo, ma decrescente e a tempo, nei “lavoretti” organizzati attraverso le “politiche attive del lavoro”. Nella più grande confusione, l’unica soluzione prospettata alla crisi del lavoro e dell’occupazione è sempre più lavoro, pagato peggio e condizionato da nuove scadenze e ricatti. E tuttavia, per la prima volta nella storia repubblicana, sembra che si sia aperto lo spazio per parlare di un reddito sganciato dal lavoro. È una novità nel nostro paese, ma questa è una costante nel dibattito mondiale dove – tanto nella Silicon Valley, quanto nei dibattiti più avanzati nel resto del mondo – questa opzione rispecchia le nuove urgenze drammatiche di un’epoca che ha davanti scelte decisive e una diffusa domanda di trasformazioni radicali.

per contatti:  eventi@deriveapprodi.org – 06 85358977

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