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Emilia Romagna un bel no al reddito garantito

Garantire il reddito minimo a tutti i giovani in cerca di un lavoro non sembra al momento alla portata della Regione Emilia-Romagna. A farlo capire è Teresa Marzocchi, assessore regionale alle Politiche sociali, nel corso del seminario “Essere poveri a Bologna” organizzato dall’Istituto Gramsci. «Siamo l’unico Stato, insieme a un Paes edell’est europeo, che non ha un reddito minimo per l’inserimento al lavoro – sottolinea Marzocchi – ma in questo momento non solo non possiamo permettercelo: non possiamo neanche pensarlo». E la Regione Emilia-Romagna,nonostante sia una delle più in salute in Italia, è sulla stessa barca. «Abbiamo fatto un calcolo -spiega l’assessore – per dare un minimo, 300 euro, a tutti i nostri giovani che hanno terminato gli studi e sono in cerca di un lavoro, servirebbe tutto il bilancio sociale della Regione, ovvero 60 milioni di euro». Dunque, sembra dire Marzocchi, al momento pare una misura inapplicabile. Soprattutto con le previsioni fosche sul prossimo futuro. «Il prossimo anno non riusciremo a coprire i tagli» ai fondi sociali, avverte l’assessore regionale. Fino al 2010 la Regione è riuscita a mantenere la spesa per la programmazione sociale intorno agli 82 milioni di euro, nonostante i trasferimenti dallo Stato siano scesi da 52 milioni nel 2007 a 27 milioni l’anno scorso. «Io sono stata molto protetta dai tagli – ammette Marzocchi – ma nonostante questo abbiamo comunque un ritorno di grande insoddisfazione da parte dei cittadini», dato che «anche i Comuni hanno dovuto tagliare sul welfare». E nel 2011 sarà peggio, perchè «dallo Stato finora ci garantiscono solo 17 milioni», avverte. Quindi la spesa per il sociale nel 2011 (ma i dati definitivi arriverannol’anno prossimo) ammonta a 27 milioni di euro contando anche i fondi della Regione.

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